" Quando all'aeroporto di Mombasa, siamo accolti da una magnifica aria tropicale, ho già il presentimento che questo diventerà il mio paese, che qui mi troverò bene.....Quando finalmente siamo a bordo accade una cosa incredibile....Là, sul parapetto del traghetto, sta seduto un uomo bellissimo: alto, scuro di pelle, esotico....."
da "La masai bianca" di Corinne Hofmann
L'esordio di questo romanzo, mi è apparso subito intrigante, poichè ho immaginato una storia d'amore intensa, tra due persone appartenenti a culture profondamente diverse, una storia non priva di implicazioni certo, ma interessante, coinvolgente.
E invece....mi ha profondamente delusa, poichè tutto l'intreccio narrativo è una cronaca semplice semplice di Corinne, la protagonista, che perde letteralmente la testa per Lketinga......un masai, guerriero, bellissimo, appartenente alla tribù dei sumburu. Quando Corinne decide di abbandonare il fidanzato, con cui è andata in vacanza e con cui è prossima al matrimonio, e poi di mandare a pallino tutta la sua vita agiata, la sua famiglia e il suo lavoro in Svizzera, ha scambiato con Lketinga solo pochissime parole in inglese.
Grande attrazione? Forte coinvolgimento fisico? Una Passione di quelle che ti fanno buttare tutto per aria e mettere in discussione la tua vita e quella di chi ti è accanto? No....è lei ad essere molto coinvolta, poichè il masai ha una concezione della donna molto molto arcaica: ella è solo oggetto del desiderio maschile.
Il racconto si snoda lungo l'arco di quattro anni, durante i quali Corinne si trasferirà nel villaggio di Lketinga, andando a vivere in una manyatta, insieme alla mamma del masai e a sua sorella,
tra mille disagi igienici e alimentari.
Più tardi, dopo tantissimi problemi burocratici Corinne sposerà il suo bellissimo masai ma non saranno mai davvero una coppia, poichè non sarà possibile comunicare a causa ,non solo della lingua, ma delle profondissime differenze culturali.
Alla fine Corinne tornerà in Europa con la sua bambina Napirai, avuta da Lketinga che non la rivedrà più.
Ho provato rabbia nel leggere questo libro, come mai mi era accaduto prima. Intanto perchè Corinne descrive solo gli aspetti negativi di questo soggiorno, non certo forzato. Non ci sono descrizioni di paesaggi, nessun coinvolgimento emotivo, se non quello relativo al primo incontro con Lketinga.
E' tutto un susseguirsi di critiche nei confronti del guerriero gelosissimo. Della gente del luogo, della burocrazia. Era scontato che vivere lì non sarebbe stato facile. Bastava farce una vacanza e vivere una settimana di passione, poichè non si trattava d'amore ma solo di una attrazione fisica. Alla fine hanno pagato Lketinga e la sua bambina Napirai, poichè sono stati allontanati l'uno dall'altra.
Ho sempre pensato che l'amore sia istintivo ma....un po' di buon senso ci vuole...almeno in questo caso.
Cosa ne pensate?