Ed è qui che io abito,nel centro del mio giorno con i piedi per terra e mare tutto intorno.

mercoledì 2 maggio 2012

La disperazione di Penelope


Non è che non lo riconobbe alla luce del focolare;non erano gli stracci da mendicante, il travestimento – no:
 segni evidenti: la cicatrice sul ginocchio, il vigore, l’astuzia nellosguardo. Spaventata, la schiena appoggiata alla parete, 
cercava una scusa, un rinvio, ancora un po’ di tempo, per non rispondere,per non tradirsi.
 Per lui, dunque, aveva speso vent’anni,
vent’anni di attesa e di sogni, per questo miserabile
lordo di sangue e dalla barba bianca? 
Si accasciò muta su una sedia, guardò lentamente i pretendenti uccisi al suolo, comese guardasse morti i suoi stessi desideri. 
E “Benvenuto” disse, sentendo estranea, lontana la propria voce. Nell’angoloil suo telaio proiettava ombre di sbarre sul soffitto;
 e tutti gli uccelliche aveva tessuto con fili vermigli tra il fogliame verde, a un tratto, in quella notte del ritorno, diventarono grigi e neri e volarono bassi sul cielo piatto della sua ultima pazienza.
 
Ghiannis Ritsos
 
In verità, conservavo un ricordo più romantico del ritorno di Ulisse a casa. 
Questi versi, sicuramente più rispondenti alla realtà, mi hanno molto divertita.
 

5 commenti:

Scix ha detto...

ahaha hai ragione cara, credo che abbia pensato queste cose la ns cara eroina in realtà...

il monticiano ha detto...

Proprio così un vero e proprio divertimento. Secondo me Ritsos ha spiegato in maniera molto semplice quello che pensò Penelope quando rivide il suo Ulisse.

zefirina ha detto...

vent'anni per immaginare un ritorno sicuramente più "romantico" e poi invece sbattere contro la dura realtà, c'è da rimanerne scioccati

Angelo azzurro ha detto...

Il tempo tesse la sua tela incurante dei sogni che tendono invece a fermarlo, talvolta. La realtà è un'altra cosa, povera Penelope (invecchiata pure lei però)

Kylie ha detto...

Infatti pure io avevo un bel ricordo di Penelope, molto romantico.

Baci